Buona la prima
sul comò di fronte, osservai nuovamente la sua foto, mentre scrive ricurvo sul foglio di carta e con la penna nel palmo della mano. Anna vide il mio interesse verso quel particolare scatto fotografico e da qui, mi spiegò una assai importante caratteristica di suo fratello. Bruno, racconta Anna, non aveva bisogno di rileggere e correggere i propri articoli; gli era sufficiente meditare quel giusto che serviva e quindi appoggiava la penna sul foglio senza soluzione di continuità, come un fiume che scorre tranquillamente verso il mare. Toccai con mano un concetto ampiamente diffuso: i grandi personaggi che hanno segnato la storia, come può essere un ingegnere o un pittore, sfruttarono magistralmente ciò che seppero fare meglio e questo era praticato come una forma di sfogo, assai proficuo e soddisfacente. Bruno non faceva assolutamente fatica a scrivere, lo faceva di getto! Era la sua natura. Molte erano le volte che sua sorella lo rimproverava perché dedicava tempo a richieste di dediche che provenivano dalla gente comune. Gli veniva facile e rispondeva personalmente ad ogni lettera che proveniva dai suoi numerosi lettori a lui affezionati. Dal punto di vista giornalistico, era estremamente prolifico. Sono oltre tremila gli articoli per La Gazzetta dello Sport.