DIARIO DI BORDO


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Seconda tappa: Vicenza - Trieste (km 211) venerdì 28 settembre. La sera che sanciva la conclusione della prima tappa, le previsioni del tempo per la giornata che vi racconterò non erano entusiasmanti ma tutti speravano in un miglioramento. Ormai una routine, appena alzati da letto, ci avviciniamo alla finestra della stanza per verificare le condizioni del tempo; mamma mia! Pioggia scrosciante! Considerata l’esperienza del giorno precedente, ci siamo “imbacuccati” per bene e con un po’ di coraggio siamo saliti in sella e ci siamo portati innanzi l’entrata dell’albergo dove era pronto Pier Luigi Previ con la videocamera, per documentare un inizio di giornata non facile. Il filo conduttore della seconda tappa non sono state, per fortuna, le cadute ma le forature e i guasti tecnici.

Partiti sotto la pioggia, subito uno stop; foratura. Sostituita più o meno velocemente la ruota ci siamo disposti in fila indiana ed abbiamo iniziato a scandire il ritmo verso Trieste. La pioggia ed il freddo ne facevano da padrone e gli automobilisti osservavano perplessi il gruppo che spartiva le acque sull’asfalto; alcuni di loro facevano sentire il classico colpo di clacson quasi ad incitare quei matti che hanno proprio deciso di bagnarsi! Con il susseguirsi dei chilometri sotto la pioggia, anche i pensieri rimanevano in moto e si cercava di analizzare la situazione e allo stesso tempo di non perdersi d’animo perché il pensiero di concludere gli oltre 200 km sotto la pioggia, rabbrividiva più dell’acqua fredda che entrava nelle scarpette.

Le prime pezze di asfalto asciutto, le abbiamo incontrate dopo cinque ore di marcia e qui il primo guasto meccanico. Natalino, si rivolse al meccanico del gruppo, Benny, per sottoporgli all’analisi quello strano rumore della sua bicicletta. Tutti pensarono che le diverse ore sotto la pioggia poteva aver inficiato qualche movimento della bici di Natalino ma la diagnosi del dottore fu: rottura del movimento centrale (dove sono attaccate le pedivelle). Natalino costretto al ritiro! Infreddolito, sale sul pulmino giallo alla ricerca di un meccanico. Si dice che un valoroso del gruppo si sia offerto di passargli la propria bici per evitargli di smettere di pedalare sotto la pioggia! Lasciato alle spalle il pulmino giallo, ecco subito un altro intoppo; un autotreno ribaltato a lato della carreggiata. Cercammo una deviazione e dopo una breve discussione con il vigile urbano, abbiamo proseguito verso un passaggio a livello. Quest’ultimo risultò rotto! Che ne dite? Con una manovra un po’ “inconsueta” abbiamo aggirato la difficoltà e subito dopo, cosa abbiamo trovato? Un negozio di bici! Il povero Natalino, infreddolito, si dirigeva verso un'altra zona per individuare il sospirato meccanico!

Dopo un’ora, finalmente un primo timido raggio di sole e l’asfalto ha iniziato ad asciugarsi. Ad un certo punto, Silvio riceve una telefonata; ci viene comunicato che la bici di Natalino è stata riparata e che si erano rimessi in moto per raggiungerci. Nel frattempo abbiamo tirato un sospiro di sollievo in quanto le lucine delle riserve iniziavano a lampeggiare in ragione del fatto che i “viveri” erano sul pulmino giallo! Avvistato un piccolo piazzale e venuti a conoscenza che gli inseguitori del pulmino erano nelle vicinanze, abbiamo deciso di fare una sosta. Seduti sul muretto del piazzale, abbiamo intravisto il pulmino giallo; messa la freccia a destra, ha parcheggiato e quasi istantaneamente abbiamo visto Natalino catapultarsi dal portellone laterale e fare lunghi passi sul piazzale. Non ne poteva proprio più! Infreddolito fino alle ossa, non vedeva l’ora di tornare in sella.

Recuperato Natalino e soprattutto le forze, dopo un bel panino, ci siamo rimessi in moto lungo la ampia strada. Il gruppo marciava con una certa regolarità. Erano all’incirca le due del pomeriggio quando sentiamo la necessità di bere un caffè. Avvistato il primo bar sulla strada, il gruppo si è assiepato intorno al bancone del bar, attendendo il graditissimo caffè! Dopo qualche “chiacchera”, decidiamo di ripartire ma lo sfortunato Natalino trova una ruota atterra! Che sfortuna. Insomma, non è finita perché abbiamo subito un’altra foratura e lo svitamento della sella di Gino! Tappa funesta dal punto di vista meccanico! I cartelli stradali ci avvisavano che l’arrivo a Trieste era vicino e quindi, nelle nostre teste, è iniziato il conto alla rovescia assaporando i confort dell’albergo.

Ad un certo punto, alla sommità di una serie di brevi strappi, incontriamo gli altri amici di Segrate che ci hanno raggiunto da Trieste. In quel momento, in prossimità dello scollina mento, iniziammo ad intravvedere la città sul mare e quindi abbiamo goduto di un bellissimo momento assaporato fino in fondo. Una bella luce di pomeriggio inoltrato riproduceva una serie infinita di riflessi sul mare e con un gioco di ombre, metteva in risalto le sfumature della roccia entro la quale è stata scavata la strada che porta giù verso Trieste. Gli ultimi chilometri erano in leggera discesa, il paesaggio stupendo, il sole splendeva e quindi non potevano sperare di meglio! Veramente bello. Entrati in città, come manna dal cielo, l’albergo era sul lungo mare e quindi vicinissimo. Dopo cena, non poteva mancare una visita alla città. Trieste è molto bella e si nota con chiarezza l’influenza austriaca (penso…) nell’architettura del palazzi e spesso, fra la gente, si sente l’accento dell’est europeo. La prima visita è stata fatta a Piazza Unità di Italia e successivamente alle vie e viuzze della città.


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