DIARIO DI BORDO


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Terza ed ultima tappa: Trieste – Poreč (km 104) sabato 29 settembre. Venerdì sera, dopo l’arrivo davanti le scalinate dell’albergo a Trieste, il pensiero comune era: “ce l’abbiamo fatta!”. In base al calcolo delle difficoltà, questo era vero e comunque, il ragionamento era spinto forte dalla consapevolezza che alle spalle avevamo lasciato i quattro quinti del percorso. Sabato mattina, dopo una colazione leggera, siamo saliti nuovamente sulla nostra compagna di avventura ed in assoluta tranquillità ci siamo spostati in piazza Unità d’Italia dove abbiamo scattato alcune foto ricordo.

Il clima era veramente rilassato e mi sento di dire che si notava un eccesso di tranquillità! Molto lentamente, abbiamo iniziato a pedalare per le vie di Trieste, in direzione della frontiera slovena. Qualche indecisione sulla direzione da intraprendere e quindi ci siamo ritrovati su di una stradina del lungo mare di Trieste, in direzione Muggia, paesino di frontiera. In questo tratto di percorso, la nostra pedalata era sciolta e lo sguardo distratto verso il paesaggio circostante volto a scrutare le bellezze locali; in questo preciso momento abbiamo sperimentato il vero spirito cicloturista che probabilmente si basa sulla disinvoltura nello spostamento fra un punto e l'altro, in assoluta tranquillità, rapiti dagli stimoli circostanti. Raggiunto Muggia il gruppo ha attraversato il piccolo e accogliente porticciolo del paesino (Mandracchio), una timida insenatura del mare direttamente nella piazza del paese. Molto bello. Pochi minuti dopo Muggia, ecco la frontiera slovena che oltrepassiamo velocemente in quanto fa parte della Comunità Europea. Siamo in Slovenia, il primo sconfinamento della giornata. Potrebbe risultare strano ma si notò in modo evidente la diversità rispetto alla nostra Italia.

Durante una lunga sosta per cercare di orientarsi, affianco la strada vi era un cantiere dove era in costruzione una casa. Erano all’incirca le 10:30 e gli operai si raccolsero ai piedi della costruzione, iniziando ad affettare una grossa pagnotta di pane accompagnata da salume e vino. Pensandoci bene, in Italia non ho mai notato un comportamento simile che probabilmente è uso e costume da quelle parti. Sembra altrettanto strano ma anche il clima e gli odori della terra, ricordavano di essere all’interno di un paese diverso dal nostro, se poi si pensa che la frontiera si trovava a circa 20 km, tutto risultava strano. Dopo una serie di ricerche e domande agli automobilisti, appare un ciclista locale (probabilmente italiano) che ci indica la strada; quindi il gruppo si riavvia in direzione Pola.

Rispetto alle bassissime difficoltà della seconda tappa, il percorso verso Poreč si presentava molto nervoso, continui sali e scendi, intervallati da brevi salite discretamente impegnative e caratterizzate da lunghi rettilinei; assomigliavano a superstrade costruite in salita! Al termine della prima salita, una lunga discesa, molto veloce, ha messo in fila tutto il gruppo e gli amanti della velocità non si sono fatti sfuggire l’occasione, buttandosi in picchiata verso la fondovalle. Al termine della veloce discesa, ci siamo raccolti in attesa dei ritardatari e accorti di un fatto non voluto. Dietro il pulmino giallo si era formata una coda lunghissima di macchine e di automobilisti inferociti che suonavano a facevano gestacci; non ce ne eravamo proprio accorti! Nelle immediate vicinanze, ecco le frontiere slovena e croata, in diretta successione, separate solo da una piccola lingua di terra che presumiamo franca. Le forze dell’ordine della frontiera slovena sono state molto sbrigative a far passare la piccola carovana che, con grande gioia di Benny, ha affrontato subito il breve strappo verso il confine croato. Sulla successiva linea di confine, ci “aspettava” una vigilessa alquanto incavolata! Lineamenti dell’est Europa, occhi glaciali e una meche bionda su di una chioma mora che ricordava molto quelle eroine marmoree dei telefilm in onda negli anni ottanta. Un pochino intimiditi, si fa per dire, abbiamo mostrato le carte di identità e chi le aveva lasciate sul pulmino, ormai oltre frontiera, è dovuto correre a prenderle sotto il duro sguardo della vigilessa! Salutata la rappresentante della forza dell’ordine locale, un’altra salitella ci aspettava: un Benny “stralunato” non sapeva che la ciliegina sulla torta doveva ancora esservi messa! In fatti, il paesaggio croato è prevalentemente collinare.

Sulla strada, impressionante la numerosità delle porchette allo spiedo che crogiolavano a bordo strada sopra piastre ardenti. Cosa più strana, non abbiamo riscontrato la normale associazione porchetta – ristorante (o fast –food); addirittura, il povero maialino girava sullo spiedo alle porte di un gommista! Fantastico! Evidentemente è consuetudine, per i croati, fare sosta a bordo strada per gradire qualche fetta di porchetta allo spiedo. I così detti “mangia e bevi” croati (sali e scendi della strada) ci conducevano tranquillamente attraverso le colline istriane, intravvedendo sulla nostra sinistra le coste della Croazia; ma quando arriva questa Poreč? In fortissimo ritardo sulla tabella di marcia, scolliniamo sull’ennesima piccola asperità e ci tuffiamo in una ripida discesa pensando: forse ci siamo. Riappropriatici della fatica, al termine di un ponte sul fiume vediamo un gruppo di persone che attendevano a bordo strada e che scattavano foto indicando la strada da percorrere: era l’ultima parte del gruppo di Segrate che ci attendeva per scortarci direttamente verso Poreč. E qui viene il bello.

Sembra che si debba affrontare un altro strappo e quindi, ci riposizioniamo curvi sulla bici e si continua a pedalare verso la sommità delle colline. Non si trattava di una breve salitella ma di una vera e propria ascesa di circa 8 km. Arrivati alla sommità, i pensieri erano tutti per Benny che di salita non ne vuole proprio sapere! E quindi, forza Benny! Ognuno saliva con il proprio passo ed il bravissimo Gian Pietro ha superato brillantemente la prova. Attendendo che il gruppo si riunisse alla volta di Poreč (questa volta in modo definitivo), ecco che arriva Paolo. Stranamente, nei taschini portava una lattina di birra: “ma dove l’hai presa?”, abbiamo domandato! Al ristoro più in basso! Ma quale ristoro? Non l’hai proprio visto? Quello sulla curva! A questo punto abbiamo ricomposto il puzzle. Circa a metà salita abbiamo incontrato un banchetto allestito con banane, birra ed altri generi alimentari e in presenza di un ragazzo in mountain bike con la tabella numerata, abbiamo pensato che ci fosse una gara di mountain bike. Paolo e Maurizio si sono fermati pensando che fosse un ristoro organizzato appositamente per il nostro gruppo e quindi, i volontari dietro il tavolino hanno offerto birra e banane! Una riflessione: ma in Croazia, alle gare di mountain bike offrono birra ai ristori? Grandi! Non oso pensare ai risultati sulle successive discese. Insomma, alla fine abbiamo raggiunto le porte di Poreč. Chiaramente la soddisfazione era tanta e forse, la stanchezza mitigava le emozioni ma alla vista dello striscione di arrivo, sul vialetto dell’albergo, abbiamo messo piede a terra e sospirato.


Conclusioni. Una esperienza così intensa non era mai stata vissuta, da nessuno di noi. Tutto questo è stato un trionfo di emozioni bellissime, preziose, che si sono concretizzate sotto forma di fatica, dolore fisico e disparate difficoltà ma chi ama il ciclismo sa bene che questo è tutto; fonte di passione. Il sapore di fondo, riconfermo, è quello delle gite scolastiche che noi tutti abbiamo vissuto, con la grande differenza che ognuno di noi è stato “costretto” a confrontarsi con il proprio “io”, le paure, le debolezze. Cosa eccezionale, ognuno di noi (nessuno escluso) è riuscito a sormontare le difficoltà e a gioire in modo assai spontaneo per i successi ottenuti. Durante la premessa, vi ho anticipato che solo raggiunti Poreč, abbiamo compreso le parole di Luigi. Aggiungere altre parole, snaturerebbe il concetto e quindi pensiamo che il “diario di bordo” che qui vi abbiamo presentato, sia la più importante testimonianza che due gruppi di persone (e mi riferisco in generale) possono avere la possibilità di conoscersi, condividere emozioni e costruire una immagine positiva reciproca, impegnando tutto il tempo necessario. Personalmente, penso che la nostra società gemella è sentita più vicino e che questo sia il massimo risultato auspicato.

Concludere con i canonici ringraziamenti sarebbe normale ma noi vogliamo salutarci semplicemente ricordando affettuosamente l’intera avventura, che rimarrà indelebile nelle nostre menti, spensierata e preziosa esperienza di vita; per tutti noi!


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